Foto gentilmente concesse dalla figlia Maria Antonietta
Bruno Attinà nasce a Condofuri ed ivi inizia la sua vita scolastica. Alla morte del padre, a soli 6 anni, entra nel Convitto Nazionale per orfani di Maestri ad Assisi dove compie il ciclo elementare e si iscrive al Corso per geometri. Rientra a Condofuri agli inizi del 1943 a causa dell’invasione anglo-americana e, trasferitosi con la famiglia a Reggio, prosegue gli studi presso l’Istituto Raffaele Piria per geometri.
A causa delle contestazioni studentesche viene sospeso per due anni da tutte le scuole del Regno. Decreto che viene successivamente tramutato in sospensione da tutti gli Istituti tecnici del Regno per la durata di un anno.
Decide di non far trascorrere inutilmente l’anno scolastico e si prepara per sostenere gli esami di maturità scientifica, conseguendo il diploma.
Trascorso l’anno di sospensione, sostiene gli esami presso l’Istituto tecnico di Reggio, consegue il relativo diploma e successivamente, superato l’esame di stato, è inserito nell’Albo dei Geometri. Nel contempo si iscrive alla Facoltà di Medicina e Chirurgia all’Università di Messina e poi a Palermo.
Dunque, è un geometra iscritto in Medicina e, avvalendosi del diploma, esercita la professione, viene chiamato a dirigere Cantieri di lavoro organizzati dal Ministero del lavoro e dalla Massima occupazione, non trascurando però gli studi universitari, conseguendo il dottorato in medicina e Chirurgia nel 1952.
Muove i primi passi professionali in Condofuri come medico interino e, successivamente dopo il matrimonio, celebrato nel 1955, si trasferisce a Lazzaro.
La vita in campo professionale del dr. Bruno Attinà non si caratterizza in una piattezza di semplice attività di medico che cura la malattia: Egli è il classico “Medico di famiglia” che non si limita a diagnosticare la malattia ma si compenetra nella persona stessa del malato e cerca quindi di eliminare il male, ma, forse e soprattutto di immedesimarsi nelle situazioni familiari per comprendere la genesi della malattia, del suo insorgere per valutarne le cause e le conseguenze.
Con la sensibilità tipica del medico-amico inizia la battaglia per il riconoscimento, in sede legislativa, della silicosi quale malattia professionale, irreversibile, dimostra, infatti, il collegamento diretto tra lavoro in miniera e/o in galleria di molti Mottesi con i sintomi che riscontra nei minatori quali insufficienza respiratoria, tubercolosi, scompenso cardiaco e la battaglia si conclude, dopo numerosi incontri sia in sede scientifica sia in sede politica con la emanazione della L. 27.12.1975 n. 780
Con tale legge, la fatica di anni di lavoro è stata compensata dai risultati in virtù dei quali i minatori di Motta ed anche i loro congiunti e discendenti hanno ottenuto il giusto riconoscimento delle sofferenze patite nella loro esistenza svoltasi in miniera. L’art. 4 della legge è evidentemente scritta per i Mottesi ed infatti in esso si legge:
L'art. 145 del testo unico approvato con decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, è sostituito dal seguente:
"Le prestazioni assicurative sono dovute:
a) in tutti i casi di silicosi o di asbestosi con le loro conseguenze dirette da cui sia derivata la morte ovvero una inabilità permanente al lavoro superiore al 20%;
b) in tutti i casi di silicosi o di asbestosi associate ad altre forme morbose dell'apparato respiratorio e cardiocircolatorio. In tali casi si procederà alla valutazione globale del danno.
Le prestazioni di cui alla lettera b) del comma precedente si intendono dovute anche nei casi di morte derivata da silicosi o da asbestosi, associate ad altre forme morbose dell'apparato respiratorio e cardiocircolatorio".
La presenza del dr. Attina in campo sociale non si limita a questo pur significativo e rilevante risultato,infatti è presente quale cofondatore del CE.RE.SO., Centro Reggino di Solidarietà per il recupero dei tossicodipendenti, è parte attiva nell’associazione Italia-URSS che ha generato contatti di carattere culturale ma anche commerciale.
Sempre presente nelle lotte per il riconoscimento dei diritti dei malati e per sottrarre alle pastoie burocratiche il contatto tra malato ed istituzioni; ha sempre dato valido contributo per il progresso culturale e civile di Motta S. G., prodigandosi ad incentivare una proficua attività di crescita, coinvolgendo i giovani, creando una simbiosi per gli anziani, vivificando le tradizioni ed amalgamando queste con le innovazioni del progresso. Sempre dalla parte dei deboli e dei sofferenti aveva raggiunto con umiltà francescana il carisma dell’Uomo di riferimento a cui rivolgersi, per avere una parola chiarificatrice sul piano del corpo ed anche dello spirito.
Attività gratificata con la elezione a Sindaco nel 1994.
Marito e padre affettuoso, generoso e disponibile di 7 figli è stato sempre sorretto da una grande dote morale, circonfusa da grandi valori e d ideali fortemente radicati poi trasmessi.